La scuola di Palermo
Alessandro Bazan, Francesco De Grandi, Andrea Di Marco, Fulvio Di Piazza
A cura di / Kuratiert von Alessandro Pinto
30 08 - 22 09 2013
Goethe-Museum, Düsseldorf
Il viaggio in Sicilia. Goethe e la Scuola Di Palermo. di Alessandro Pinto Il viaggio di Goethe in Sicilia, tra l’aprile e il maggio del 1787, segna una svolta in tutta la produzione goethiana e allo stesso tempo si imprime anche sull’immaginario comune dell’isola. Il viaggio intellettuale in Italia e in Sicilia non è stato inaugurato da Goethe, quello che gli si può attribuire come nuovo è che questi l’abbia trasformato in sistema. Un percorso per tutti gli umanisti e non solo, come dimostra la stessa »Italienische Reise«. Ma la grandezza dell’esperienza goethiana sta nella lettura che egli fece della Sicilia che trasversalmente tocca tutti gli elementi dell’isola e che per paradosso ebbe a influenzare la Sicilia stessa, coniando e inaugurando motivi e suggestioni che riescono tutt’ora a rappresentare e a descrivere l’isola. Uno dei passi più importanti per l’interpretazione e lo studio di tale esperienza lo suggerisce lo stesso Goethe: Palermo, 13 aprile 1787 L‘ITALIA, SENZA LA SICILIA, NON LASCIA ALCUNA IMMAGINE NELL‘ANIMA: QUI È LA CHIAVE DI TUTTO. La frase ci propone due spunti interessanti per la lettura del Viaggio in Sicilia. L’utilizzo del sostantivo Bild, immagine, ma anche quadro, tutto ciò che può rappresentare spazio e figura. Goethe se ne serve come glossa del viaggio in Sicilia, ma aggiunge anche la parola Schlüssel, ovvero chiave, qui in senso metaforico come chiave interpretativa. A partire da questa breve premessa, il resoconto del viaggio ci appare come una catena di immagini descrittive, come se la Sicilia si offrisse a Goethe come terra di immagini nuove, immagini mentali, naturalistiche, uman ee artistiche. Gli anelli di questa catena di immagini li pone lo stesso Goethe prima di raggiungere Palermo. A Napoli chiede infatti all’artista Christof Heinrich Kniep di andare con lui in Sicilia. Kniep di fatto sostituì il più famoso pittore Tischbein nel ruolo di accompagnatore di Goethe. Ma a questi, un pittore modesto che sbarcava il lunario come paesaggista a Napoli, toccò la parte di viaggio più avventurosa, lontano dai salotti romani o da itinerari ben piu' percorsi. A Kniep chiese Goethe di mettere la sua arte a completa disposizione e di seguirlo nel suo viaggio, di renderlo visuale, laddove il Goethe pittore e viaggiatore insieme non poteva giungere. Il contributo di Kniep ci svela proprio l’importanza dell’immagine per Goethe, e se il viaggio era iniziato sotto l’egida del classicismo winckelmanniano »Edle Einfalt und stille Größe« (nobile semplicità e quieta grandezza) alla ricerca della Magna Grecia e del mondo omerico, di quelle immagini e dei loro luoghi fermi nel tempo, quello che trova Goethe è, invece, un tempo altro. Un’ immagine altra. Come dimostrano alcuni passi della »Italienische Reise«, Goethe rivaluta il classicismo winckelmanniano per scoprire che la Sicilia è anche la terra della luce, dei colori — di quei colori che superano il bianco scultoreo celebrato da Winckelmann — della natura osservata nel luogo del suo massimo vigore. Che è una terra di mostri e di gente mostruosa. Ognuno di questi elementi crea una sorta di contrasto siciliano presentato come una lunga descrizione di immagini. L’idea dell’immagine informa anche altri aspetti della ricerca goethiana che in Sicilia venne a rivalutarsi. Il concetto di Urpflanze, ad esempio, che venne in mente all’autore nella Villa Giulia di Palermo secondo cui tutte le nature vegetali si siano formate da un unico prototipo. Palermo, martedì 17 aprile 1787 DI FRONTE A TANTE FORME NUOVE O RINNOVATE SI RIDESTÒ IN ME LA VECCHIA IDEA FISSA SE NON SIA POSSIBILE SCOPRIRE FRA QUELL‘ABBONDANZA LA PIANTA ORIGINARIA. Ma la catena di immagini trova anche altri apici nella descrizione anticlassica delle ville mostruose del Principe di Palagonia destinate a diventare un punto di riferimento dell’immaginario letterario grotto, tanto da far coniare a Goethe l’aggettivo palagonico. La lettura del viaggio in Sicilia spinge il lettore a immaginare l’isola, a creare immagini mentali che, accompagnate dai contributi pittorici di Kniep e dello stesso Goethe, formano un tesoro immaginifico che va ben oltre il resoconto di viaggio. È un tesoro cui lo stesso Goethe attinse per la sua produzione e che influenzò anche la produzione di autori futuri, basti pensare ad alcuni passi del Wilhem Meister, o al Geisterseher di Schiller basato sulla figura del palermitano Cagliostro. Ma le suggestioni e i motivi non furono esclusivamente ad uso letterario: Goethe inclinò la Sicilia, e la lesse attraversandola, superando lo stereotipo della terra in cui ricercare la fonte del classicismo. La catena di immagini goethiane affronta e affrontò il destino ironico di ritornare immagine. Di essere fonte inesauribile per pittori e artisti. La Sicilia ha sempre conservato questa presenza nella sua terra, attraverso targhe che segnano il suo passaggio, attraverso ricordi, attraverso una lunga tradizione letteraria e pittorica che ne ha seguito e tramandato il passaggio e il ricordo. Questa catena tenderà a chiudersi proprio con il gruppo dei quattro pittori siciliani de La Scuola di Palermo. Non si tratta di una lettura pedissequa dei motivi goethiani, ma si tratta, alla maniera di Goethe, di una interiorizzazione della Sicilia di cui l’autore tedesco rappresenta, quindi, l’archetipo. La Scuola di Palermo è una definizione coniata dal critico Alessandro Riva alla fine degli anni ‘90. La utilizzò per definire quella che per lui si manifestava come una nuova tendenza nel panorama artistico siciliano e italiano. Una tendenza che di fatto si allontanava dalle mode artistiche di quel periodo e che si caratterizzava e caratterizza per un’arte le cui fondamenta risiedono nella tradizione pittorica figurativa e narrativa italiana, ma che utilizza la pittura per una interpretazione e per una rappresentazione del contemporaneo. Il contributo che si deve alla Scuola di Palermo — gruppo formato da Alessandro Bazan, Francesco De Grandi, Andrea Di Marco, Fulvio Di Piazza — fu quello di rivitalizzare e rifondare la scena artistica siciliana e non solo, di aver influenzato e di influenzare direttamente e indirettamente le generazioni di artisti a loro successive, di aver unificato sotto l’egida della pittura figurativa un panorama artistico frammentario. In questo, come nella loro arte, gli artisti siciliani hanno un tratto che li lega alle fondamenta con la lettura goethiana dell’isola, ovvero l’aver individuato e interpretato il reale in maniera nuova, imponendosi, appunto, come scuola. La mostra al Goethe Museum di Düsseldorf, tesoro e memoria del contributo goethiano alla storia della cultura moderna, è l’occasione per unire e leggere insieme l’interpretazione del grande autore tedesco e l’interpretazione dei quattro artisti siciliani in una sorta di viaggio attraverso gli spunti e le suggestioni di Goethe che per primo lesse la Sicilia con occhi moderni. Di trasformare in immagine gli scritti di Goethe in un rapporto circolare che dallo sguardo dell’autore tedesco vengono resi dagli artisti de La Scuola di Palermo esclusivamente con opere su carta, nel tentativo di rispecchiare le suggestioni goethiane del tempo nell’arte contemporanea sovrapponendo l’occhio degli artisti siciliani a quello di Goethe.
Die Reise nach Sizilien, zwischen April und Mai des Jahres 1787, bezeichnete eine Wende im Werk Goethes, aber auch in der allgemeinen Wahrnehmung der Insel Sizilien. Die Idee einer Bildungsreise nach Italien und Sizilien wurde nicht von Goethe erfunden, ihm ist es jedoch zu zuzuschreiben, dass sie seit ihm organisiert stattfindet. Die Italienische Reise ist ein Bildungsweg, eine Initiationsreise, für die Humanisten und für Wissenschaftler gleichermaßen. Die große Bedeutung von Goethes Erlebnisbericht liegt in seiner neuen Interpretation
Siziliens, die mehrere Aspekte der Insel behandelt und Sizilien fortan quasi wie ein Paradox beeinflusste, da er Motive und Eindrücke prägte, die die Insel noch bis heute charakterisieren und beschreiben können. Eine der wichtigsten Textstellen gibt uns Goethe für die Deutung
und das Ver-ständnis dieser Erfahrung:
Palermo, 13. April 1787
ITALIEN OHNE SIZILIEN MACHT GAR KEIN BILD IN DER SEELE: HIER IST ERST DER SCHLÜSSEL ZU ALLEM.
Der sehr bekannte Satz birgt für uns zwei interessante Anstöße für eine Auslegung der Reise nach Sizilien: zum einen die Benutzung des Substantivs »Bild« — im Sinne von Gemälde, das Raum und Form künstlerisch darstellen kann. Zum anderen bedient sich Goethe dieses Wortes als Metapher für die ganze Reise; in metaphorischem Sinne als hermeneutischem Schlüssel.
Ab dieser kurzen Vorbemerkung erscheint der Bericht der Reise als eine Kette von Bildbeschreibungen, wie ein Bilderbogen, als ob sich Sizilien wie ein Land neuer Bilder — inhaltliche Landschafts-, Denk-, Physik-, Menschen- und Kunstbilder — präsentieren würde. Die Glieder dieser Bilderkette schuf Goethe z.T. bevor er Palermo erreichte. In Neapel traf er Christof Heinrich Kniep den er fragte, ihn nach Sizilien zu begleiten. Er sollte die Aufgabe des Zeichners übernehmen. Kniep, ein bescheidener Künstler, der von seinen Landschaftsbildern in Neapel lebte, stand eine abenteuerliche Reise bevor, abseits von den romanischen Vorläufern und von den eingetretenen Pfaden. Von Kniep erwartete Goethe, seine Kunst
voll in Goethes Dienste zu stellen und die Reise nach Sizilien rein visuell umzusetzen, was Goethe, als Zeichner und Wanderer gleichzeitig nicht hätte verwirklichen können. Das Bedürfnis, die Bilder aus Italien nicht zu verlieren, wird in Erwartung der Abreise nach Sizilien immer
stärker. Knieps Beitrag, neben dem Wert als Dokumentation, verrät uns die Bedeutung des Begriffes »Bild« für Goethe. Auch wenn die Reise nach der klassischen Konzeption von Winckelmann, der Suche nach »edler Einfalt und stiller Größe«, der Suche nach Groß-Griechenland und der homerischen Welt, der Suche nach jenen zeitlosen Bildern und Orten begonnen wurde, fand Goethe etwas anderes,eine andere Zeit, ein anderes Bild. Seine Vision sollte fortan die Wahrnehmung von Sizilien nachhaltig verändern. In mehreren Textstellen der »Italienischen Reise« wird ablesbar, wie Goethe entdeckt, dass Sizilien auch ein Licht- und Farbenland
ist, das das von Winckelmann gerühmte plastische Weiß übertrifft; dass Sizilien das Land ist, wo die Natur ihre höchste Kraft entfaltet und wo die Monster und monströse Menschen blühen. Diese Elemente bilden eine Art »sizilianischen Kontrast« mit dem Goethe eine lange Reihe von auch fragmentarischen Bildern beschreibt, wie zum Beispiel das in Palermo und Taormina konzipierte Fragment von Nausikaa. Zudem werden auf Sizilien werden eigene Untersuchungsbereiche von ihm wiederentdeckt. Die Idee, das »Bild« von der Urpflanze fällt dem Autor im Anblick der Villa Giulia in Palermo wieder ein; die Urpflanze, nach der alle Pflanzengestalten ihren Ursprung in einem einzigen Prototyp haben.
Verein Düsseldorf – Palermo e.V.
Sittarder Straße 5
Düsseldorf, DE
duesseldorfpalermo@gmail.com
Haus der Kunst
Cantieri Culturali Alla Zisa
Via Paolo Gili 4
Palermo, IT